Il sito del Laboratorio di Politiche Sociali

Il report che abbiamo presentato ad Ancona nel mese di novembre ha visto la partecipazione di una folta rappresentanza di stakeholder a livello nazionale. Pubblichiamo qui una sintesi dei principali interventi, ringraziando tutte e tutti gli intervenuti, che stanno seguendo ormai da alcuni mesi i lavori della ricerca In Age. Una preziosa alleanza che ci porterà a costruire dinamiche di intreccio e scambio in vista della conclusione dei lavori a fine estate 2020.

Anziani soli e isolati
Nei molti interventi che hanno seguito la presentazione del report diversi attori del mondo dell’associazionismo e del sindacato, o rappresentanti di enti locali, hanno evidenziato come le condizioni di fragilità incidono fortemente sull’isolamento dell’anziano. Gli anziani fragili hanno, infatti, difficoltà a raggiungere i luoghi, e questo limita fortemente la loro possibilità di avere e stringere relazioni.

La questione della mobilità o della limitata mobilità per gli anziani fragili è da mettersi, inoltre, in relazione anche con la struttura urbana in cui vivono. La presenza di barriere così come l’assenza di servizi e di luoghi di aggregazione possono infatti limitare la mobilità fuori casa. Questi elementi sembrano radicalizzarsi fortemente nelle aree più periferiche, incluse le aree interne, dove spesso sono scomparsi tutti i servizi: un esempio lampante è quello degli uffici postali che sono stati soppressi, e che rappresentavano, invece, un vettore cruciale sulla “relazione”. L’isolamento ha come conseguenza diretta la solitudine.

Servono azioni pianificate
Di fronte ai dati e all’interpretazione degli stessi non si può rimanere solo su un livello di “riflessione” teorica, ma adoperarsi per sperimentare e inaugurare nuovi servizi o pratiche. È vero che gli anziani vivono in case di proprietà, tuttavia in condizioni di forte problematicità. A questo proposito non è un caso che si sta verificando un fatto sempre più ricorrente: molti anziani non riescono a trovare risposte pubbliche o del volontariato e si trovano a vendere la nuda proprietà delle case, magari per avere i fondi necessari per pagare la badante.
Ci sono soluzioni alternative? Negli interventi si è fatto accenno ad un piccolo progetto di coabitazione solidale promosso da Auser: persone fragili, in larga parte donne, con pensioni medio basse e che non vogliono lasciare la loro casa vengono messe in “relazione” con chi ha altre forme di fragilità (es. donne che hanno subito violenza, altri anziani che non hanno un tetto). I numeri di questo progetto non sono ancora significativi, ma la presenza di una rete in grado di mettere in “relazione” in modo competente le diverse fragilità potrebbe costituire un importante volano per uno sviluppo su più larga scala di queste progettualità innovative.

Benessere e diritti
Non sono mancati i riferimenti ad altri Paesi, per esempio al nord Europa: lì è stato organizzato un welfare abitativo dove gli anziani possono sviluppare in modo pieno la loro autonomia. Ma su questo punto è necessario interrogarsi: la riqualificazione urbana è pronta per questo salto culturale? Troppo spesso l’aspetto eminentemente edilizio non contempla la dimensione sociale/sanitaria. Eppure stiamo parlando di diritti, legati al benessere della persona. E su questo è necessaria l’azione politica, per vivere in una comunità in cui si possa vivere meglio. Occorre, dunque, ragionare di solitudine, felicità, bisogni attraverso azioni concrete, partendo dalla “relazione”. Occorre ricostruire la rigenerazione all’interno dei quartieri per tentare di cambiare le città: insomma, partire dalle relazioni per cambiare. Questo sguardo, che coinvolge in maniera diretta i decision maker deve saper guardare al futuro. Le nuove generazioni di anziani porteranno sempre più un nuovo modo di vedere le cose, perché la cultura cambia. Per questo, cercando soluzioni nel presente, sarà necessario interrogarsi su quali aspetti avrà la fragilità nel futuro. L’anziano non può essere vissuto solo come un problema di costo e tantomeno essere valutato solo in base alle opportunità di creazione di profitto (silver economy). Occorre, dunque, costruire un modello diverso del vivere nelle nostre comunità.

Inclusive ageing in place — IN-AGE è un progetto finanziato da Fondazione Cariplo (grant n° 2017–0941).