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L’equilibrio anziani fragili-famiglie-assistenti private è stato messo a dura prova dalla recente emergenza sanitaria da COVID-19, e si configura quale “triage” difficile da gestire. A causa della necessità d’isolamento sociale precauzionale per evitare il contagio, la pandemia ha portato spesso alcune famiglie, per paura, a licenziare le assistenti famigliari, o semplicemente a “mandarle via” se assunte in nero, fatto che può giungere a compromettere il rinnovo del permesso di soggiorno per le straniere in regola.

L’interruzione del rapporto di lavoro ha riguardato soprattutto le collaboratrici a ore e/o che assistono più persone, che quindi spostandosi tra abitazioni diverse rappresentano un elevato rischio per la trasmissione del virus. In alcuni casi, i licenziamenti sono seguiti al diminuire del reddito delle famiglie, dopo la chiusura temporanea di certe attività lavorative sempre dovuta all’emergenza pandemica. Non può stupire quindi che alcune stime suggeriscano che sia stato così privato del lavoro circa il 30% dei lavoratori domestici regolari in complesso (Galeotti, 2020). Anche dai risultati dello studio “Time to Care”, finanziato anch’esso dalla Fondazione Cariplo, emerge che il 27% dei rapporti di lavoro con un’assistente personale/badante è stato interrotto a causa della pandemia, mentre nell’11% dei casi si è avuta solo una riduzione dell’orario (Pasquinelli, Assirelli, 2020).

Il report è firmato da
Maria Gabriella Melchiorre, Fabrizia Lattanzio,Giovanni Lamura – INRCA, IRCCS, Ancona

 

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