Il sito del Laboratorio di Politiche Sociali

Costanzo Ranci e Marco Arlotti

Da lunedì 24 a mercoledì 26 Giugno si è tenuta a Copenhagen (Danimarca) la quarta edizione della Conferenza internazionale “Transforming Care”. La conferenza, organizzata dal Danish Center for Social Science Research in collaborazione con il Laboratorio di Politica Sociale del Politecnico di Milano, si tiene ogni due anni (l’ultima edizione a Milano nel 2017) e si pone come obiettivo quello di riunire la comunità internazionale di studiosi che si occupano delle politiche della cura (infanzia, disabilità, anziani), creando un’occasione fondamentale di riflessione e confronto sulle principali questioni e le prospettive emergenti.

Quest’anno il tema principale ha riguardato il “cambiamento delle priorità” e come, tale cambiamento, risulta impattare sui principali destinatari delle politiche della cura (appunto, come detto, bambini, persone disabili e anziani)

A questo proposito, vediamo alcuni dei “contenuti” principali emersi a partire dai momenti collettivi di confronto (tre relazioni plenarie e una tavola rotonda) previsti all’interno della conferenza.

Nella sessione plenaria di apertura, Bent Greve (Roskilde University) ha messo in evidenza in particolare come la prospettiva dell’investimento sociale, il cd. social investment possa essere utilmente adottata anche nel campo delle politiche della cura per gli anziani (long-term care) per mettere in evidenza i possibili ritorni economici a lungo termine di un rinnovato investimento di risorse pubbliche in questo campo.

A seguire, nella seconda giornata di lavori la tavola rotonda dal titolo “An agenda for research on care policy. Priorities and challenges for care policy in the next years” ha visto un confronto fra studiosi e rappresentanti di organizzazioni internazionali e di reti di stakeholder sociali sulle principali questioni emergenti e le sfide che si pongono sia per la ricerca scientifica che per gli interventi di policy da mettere in campo.

A questo proposito si è messo in evidenzia la necessità di affermare con forza la centralità e l’importanza delle politiche per la cura, alla luce anche delle principali trasformazioni socio-demografiche in atto e delle prospettive future, in primis legate all’invecchiamento della popolazione e alla crescente diffusione, nonostante l’aumento dell’aspettativa di vita in buona salute, delle demenze senili di cui tuttavia ancora si san ben poco in termini comparati fra paesi. Un altro tema importante ha riguardato la questione del “valore” delle politiche di cura, e dei rischi fortemente connessi ad una visione unicamente “schiacciata” sui vincoli delle compatibilità macroeconomiche (efficienza e incidenza contenuta della spesa sul Pil). Una visione che, tuttavia, non tiene minimamente conto da un lato dei costi sociali che possono derivare da un’inazione su questo campo di intervento, in termini di incremento della povertà, aumento delle disuguaglianze sociali e di genere; dall’altro lato dell’importanza che assume in questo ambito di il tema della “qualità” degli interventi, a partire anche delle condizioni sostantive di chi è impegnato a “fornire” cura (sia formalmente attraverso la partecipazione nel mercato del lavoro, sia informalmente come familiare/parente ecc.).

Nella seconda plenaria (tenuta sempre martedì) Mary Daly (Università di Oxford) ha ricostruito le principali sfide analitiche e concettuali che si pongono nello studio della cura, richiamando l’attenzione alla necessità di approcci quanto più multi-disciplinari a fronte della complessità dei processi di trasformazione in atto in questo campo di intervento, fra cui la progressiva ri-organizzazione dei rapporti fra le principali sfere di regolazione della cura (stato, mercato, famiglia), l’accrescimento delle disuguaglianze sociali e di genere, la globalizzazione delle catene della cura fra paesi in via di sviluppo e paesi occidentali.

Infine la sessione plenaria conclusiva tenuta da Martin Knapp (LSE — London School of Economics) ha analizzato il potenziale contributo dell’analisi economica per le decisioni di policy nel campo della cura degli anziani. L’idea di fondo è che l’analisi costi-benefici possa contribuire a chiarire i costi associati agli impatti prevedibili di specifiche misure di policy, in modo da informare i policy maker non solo sui costi ma anche sulle opzioni esistenti. La demografia infatti non lascia tanto spazio ad opzioni politiche che prevedano solo tagli di spesa pubblica nel settore LTC: la spesa aumenterà comunque e dunque ai decisori politici dovrebbe interessare soprattutto sapere quale rapporto esiste tra costi e risultati attesi.

Passando ai “numeri”, l’edizione 2019 della Transforming Care ha visto la partecipazione di ben 220 ricercatori, provenienti da ben 27 paesi, appartenenti sia all’Europa, che al Nord e Sud America, per arrivare all’Asia e all’Australia.

Anche un nutrito gruppo di ricercatori del Politecnico di Milano coinvolti nel progetto IN-AGE hanno partecipato alla conferenza. Oltre ad essere coinvolti nella preparazione scientifica ed organizzativa della conferenza, il gruppo di lavoro ha presentato e discusso diversi papers, nonché ha coordinato due sessioni che hanno riscontrato un forte interesse sia dal punto di vista del numero di papers selezionati (e poi presentati), sia per quanto riguarda la partecipazione e il dibattito.

In una di queste due sessioni si è discusso proprio dei temi al centro del progetto IN-AGE, con la presentazione di sette papers di che hanno fornito importati stimoli di riflessione e confronto in un’ottica internazionale sui temi dell’invecchiamento a domicilio degli anziani fragili, sui rischi potenziali in termini di isolamento e abbandono, nonché sui processi di innovazione messi in atto per far fronte ad essi.