Il sito del Laboratorio di Politiche Sociali

Marco Arlotti e Mirko Di Rosa

All’interno della conferenza internazionale “Transforming care” (vedi post precedente) il gruppo di ricercatori IN-AGE ha coordinato una sessione specifica dedicata ad approfondire, raccogliere riflessioni e sviluppare confronto sui temi dell’invecchiamento a domicilio degli anziani fragili.

Il titolo della sessione è stato “Le sfide dell’ageing in place: rischi potenziali di isolamento e abbandono per gli anziani fragili che vivono a domicilio” (Challenges to ageing in place: potential risks of isolation and abandonement for frail older people living at home). La sessione ha riscontrato un notevole interesse sin dalla fase iniziale di sottoposizione delle proposte di papers (sono state ricevute complessivamente tredici proposte di presentazione di lavori di ricerca, di cui poi ne sono state selezionate sette), nonché direttamente durante la conferenza in cui sono state organizzate due sessioni di presentazione molto partecipate.

La cornice generale entro cui si è collocata la selezione e poi la presentazione dei papers è stata quella del progetto IN-AGE. Più nello specifico si è cercato di selezionare lavori di ricerca in grado di fornire evidenze empiriche rispetto a come, a livello internazionale, la questione dell’invecchiamento a casa dell’anziano fragile risulta declinata, sia con riferimento alle caratteristiche in senso lato dei profili degli anziani che vivono a domicilio, osservando per esempio le loro caratteristiche individuali, le condizioni potenziali di isolamento e abbandono nonché le caratteristiche delle reti di cura e dei contesti abitativi di vita; sia con riferimento agli interventi di policy, anche di carattere innovativo, introdotti e implementati per favorire la possibilità della persona anziana di rimanere nel proprio domicilio.

Più nello specifico nella prima giornata di lavori sono stati presentati quattro papers che descrivono (attraverso approcci narrativi e qualitativi) l’insieme delle politiche e delle pratiche adottate in diversi paesi (Italia, Taiwan, UK ed Olanda) per fornire servizi sociosanitari anche ad anziani che vivono in zone difficili da raggiungere o che si confrontano con la difficoltà di prendere coscienza della propria condizione di fragilità.

Il primo paper presentato da Federico Razetti “Ageing in peripheral areas. Socially innovative practices to contrast the isolation of frail elderly people in Italy” ha approfondito, per il caso italiano, il tema delle soluzioni innovative finalizzate alla riduzione delle distanze ed all’aumento dell’inclusione sociale per gli anziani fragili che vivono a casa nei territori spazialmente isolati. Nello specifico il lavoro ha permesso un approfondimento ed una comparazione delle soluzioni proposte da comuni e comunità montane (isolate rispetto ai grandi centri abitati) in Lombardia e Piemonte.

Il secondo paper presentato da Hsi-Wen Chang e Yu Chin Tai “The Experiences and Challenges of Long-Term Care in Taiwan — A case of an indigenous community” ha gettato luce sulla peculiare situazione Taiwanese, specialmente per quanto riguarda l’invecchiamento a casa dei membri delle comunità indigene. Lo studio ha presentato i tentativi intrapresi dal governo centrale a vari livelli (micro, meso e macro) finalizzati al raggiungimento di queste comunità indigene per fornire quanto meno le cure primarie necessarie a garantire un invecchiamento in salute.

Il terzo lavoro presentato da Cate Goodlad e Kate Hamblin “Innovation in home care: The holy grail or old wine in new bottles?” si è basato su un approccio metodologico di tipo misto. Le autrici, infatti, al fine di individuare le politiche effettivamente applicate nel Regno Unito per garantire un invecchiamento a domicilio, hanno svolto sia una ricerca bibliografica narrativa (considerando letteratura ufficiale e la cosiddetta gray literature, composta principalmente da report e raccomandazioni) che una serie di interviste qualitative. L’obiettivo è stato quello di individuare quali politiche sociali e cure domiciliari possono considerarsi effettivamente innovative, distinguendole da quelle (la maggior parte) che rappresentano invece dei necessari miglioramenti di misure già in atto.

Infine Yvonne La Grouw ha presentato il suo lavoro intitolato “Managing loss in the past or the future? Views from frail older persons and their care professionals on frailty management after an acute incident”. Il lavoro si è basato su un’indagine di tipo qualitativo svolta nel caso olandese e rivolta ad anziani ammessi al pronto soccorso. L’obiettivo è stato quello di confrontare la prospettiva dei pazienti anziani con il resoconto dei professionisti sanitari, e quindi le implicazioni emergenti sul versante di ritorno a casa. A tal proposito è emerso che mentre gli operatori sanitari tendono a concentrarsi maggiormente sulla prevenzione dei danni futuri, le persone anziane considerano maggiormente la riconciliazione delle perdite passate nel presente.

La seconda giornata di lavori ha previsto, invece, la presentazione di tre papers accomunati fra loro per l’adozione di approcci di analisi più “quantitativi/statistici”, e con affondi mirati su casi studio specifici oppure con un orizzonte più ampio comparato.

Il primo paper presentato da Katja Ilmarinen e da Lina Van Aerschot (User fees of home care services pose a risk of poverty and care deprivation for older people with low income) ha approfondito il tema dei servizi domiciliari e dei sistemi di compartecipazione al costo focalizzando l’attenzione su uno dei paesi europei in cui i sistemi di welfare universali risultano più sviluppati: la Finlandia. In tale paese, nonostante le leggi nazionali sanciscano un diritto per gli anziani a ricevere l’assistenza domiciliare, si sono registrati nel corso degli anni degli intensi processi di riduzione della spesa pubblica che hanno fortemente messo in discussione tale diritto. In particolare i comuni, responsabili dei servizi di assistenza domiciliare, hanno introdotto sistemi sempre più significativi di compartecipazione alla spesa, peraltro con una forte differenziazione da territorio a territorio. Tali sistemi hanno, tuttavia, determinato in particolare nel caso degli anziani a più basso reddito situazioni di forte difficoltà all’accesso ai servizi, con ripercussioni fortemente negative dal punto di vista delle disuguaglianze sociali.

Il secondo paper presentato Assma Hajji (The effects of home care services on quality of life outcomes in Austria, England and Finland) ha avuto invece il merito di allargare il confronto fra più paesi cercando di cogliere quanto la fornitura di servizi domiciliari in Austria, Inghilterra e Finlandia incida nel miglioramento della qualità di vita degli anziani che vivono a domicilio. In estrema sintesi ciò che emerge è un impatto positivo dell’utilizzo dei servizi rispetto alla qualità di vita, anche se si delinea la rilevanza di alcune pre-condizioni specifiche che riguardano, ad esempio, l’importanza delle forme di coinvolgimento degli anziani rispetto ad eventuali cambiamenti messi in atto nell’erogazione dei servizi; la corrispondenza fra le aspettative dell’anziano e i servizi effettivamente erogati; il fatto che in alcuni paesi la relazione fra utilizzo dei servizi e qualità di vita emerge seppur limitatamente a determinate caratteristiche specifiche dell’anziano (ad esempio in Finlandia l’effetto emerge nel caso degli anziani che vivono soli, mentre in Inghilterra nel caso di coloro che presentano una situazione di forte gravità).

Infine Matteo Luppi ha presentato i primi risultati di IN-AGE, riportando in particolare gli esiti della prima fase di sviluppo del progetto basata su un’ampia analisi comparata europea delle caratteristiche degli anziani fragili che vivono a domicilio, e delle relazioni intercorrenti fra le caratteristiche individuali, quelle delle reti di cura e dei contesti abitativi in relazione a due dimensioni chiave del progetto: la qualità di vita dell’anziano e il grado di isolamento sociale. Aspetti che verranno sintetizzati in una terza nota di commento alla conferenza.