Il sito del Laboratorio di Politiche Sociali

Il webinar: i link alle slides, gli audio e una breve sintesi del dibattito

Mercoledì 1 luglio, si è tenuto il webinar “La strage nascosta. cosa è accaduto nelle residenze per anziani durante la pandemia”. L’evento organizzato dal Laboratorio di politiche sociali (LPS), Politecnico di Milano, in collaborazione con il network ESPAnet Italia, si colloca all’interno delle attività del progetto IN-AGE abitare l’età fragile.

Si è partiti con la relazione introduttiva a cura di Marco Arlotti e Costanzo Ranci nella quale sono stati ripresi i contenuti principali di due rapporti pubblicati dal Laboratorio di politiche sociali sul tema delle residenze per anziani nel nostro paese, e degli impatti derivanti dalla pandemia. La relazione è stata poi commentata e discussa in un panel composto da autorevoli studiosi ed esperti, nonché da rappresentanti della società civile. Circa 50 persone hanno partecipato, anche con interventi, durante le due ore di collegamento.

Rapporto 1.  La strage nascosta
Rapporto 2. Perché la strage?

Per chi non è riuscito a partecipare all’evento, mettiamo a disposizione le slides della relazione introduttiva (qui il link alle slides), estratti audio degli interventi, nonché sotto per punti una breve sintesi delle reazioni principali emerse dal panel di discussione.

Buona visione, ascolto e lettura!

 

Giovanni Lamura – Inrca Ancona

  1. I dati disponibili da parte dell’ISS (Istituto superiore di sanità) sono largamente inadeguati perché si riferiscono ad una parte limitata dell’universo delle strutture e vanno senz’altro estesi e aggiornati
  2. Oltre alla questione dei decenni nelle strutture, sarebbe importante raccogliere anche dati sulle morti degli anziani a domicilio, sui cui mancano ancora informazioni attendibili
  3. Il trend degli ultimi anni non è stato tanto quello della “sanitarizzazione” delle Rsa quanto semmai una loro “assistenzializzazione”; a fronte di crescita di bisogni di cura sanitaria dei ricoverati, si è assistito ad una riduzione del personale medico e un aumento del personale assistenziale
  4. L’assenza di misure e politiche nazionali si fa sentire molto in questo settore; sarebbe necessaria una maggiore omogeneità di policy e di regolazione a livello nazionale
  5. Mancano risorse: questo può incentivare soluzioni “low cost” a bassa qualità e senza garanzie per i cittadini; servono investimenti nelle tecnologie che possono utilmente adiuvare il personale delle strutture

 

Cecilia Tomassini – Università degli studi del Molise

  1. I dati Istat sulle strutture di ricovero sono inadeguati; offrono una immagine dello stock ma non segnalano il flusso di ricoverati nell’arco di un anno; non abbiamo dati sul turn-over e sulla sua incidenza
  2. Sappiamo che la pandemia ha colpito più alcuni territori che altri (vedi rilevazioni Istat); sarebbe importante comprendere se e in che misura la distribuzione territoriale dei decessi in Rsa riproduce o meno quella della pandemia (dall’ultimo rapporto Istat emerge come gli eccessi di mortalità sembrano essere stati fortemente concentrati territorialmente)
  3. All’inizio della pandemia, veniva avanzata l’ipotesi che la particolare rilevanza dei legami-intergenerazionali nel nostro paese, spiegava la forte avanzata della pandemia. In realtà quello che sembra essere emerso è che i contesti più critici dal punto di vista del contagio non sono state tanto le famiglie, ma soprattutto ospedali e Rsa

 

Marco Trabucchi – Gruppo di Ricerca Geriatrica Brescia

  1. Le Rsa sono rimaste fuori dall’interesse della ricerca accademica per lungo tempo, per cui oggi è una buona notizia che nascano nuovi progetti di ricerca, perché l’informazione è molto carente
  2. Manca un investimento da parte delle politiche pubbliche nei dati; quelli dell’ISS sul Covid-19 sono fortemente inadeguati e quelli di Istat sulle strutture residenziali sono aggiornati solo al 2016
  3. Nel “triangolo” del Nord (Lombardia, Emilia, Veneto) il sistema delle Rsa ha raggiunto un buon livello di qualità, attraverso una pratica di adattamento alle difficili condizioni esterne; In altre parti del paese le situazioni sono decisamente più critiche, come i casi di abusi rilevati dai Nas indicano, a causa dell’assenza totale di controlli
  4. Il problema della cultura e della formazione degli operatori è fondamentale: dai medici agli OSS (operatori socio-sanitari), che svolgono un ruolo fondamentale nell’attività di cura;
  5. Un altro tema importante è la riorganizzazione e riqualificazione degli edifici, il che richiede investimenti finanziari che molte strutture non sono in grado di fare
  6. Ho dubbi che la strage fosse “inevitabile”: lo dimostra il fatto che, anche negli stessi territori, alcune strutture hanno protetto bene i ricoverati mentre altre non ci sono riuscite; serviranno dati analitici per comprendere la distribuzione dei decessi anche su scala micro-territoriale.

 

Enzo Costa – Auser

  1. A fronte dell’invecchiamento della popolazione e l’aumento del numero delle persone non autosufficienti, serve un forte investimento delle politiche nella domiciliarità, con una visione complessiva del sistema di intervento long-term care
  2. Occorre costruire servizi domiciliari integrati, consentire alle persone di invecchiare nel loro domicilio e specializzare le Rsa verso una “sanitarizzazione” migliore, che non è certo quella che il rapporto del Politecnico mette in evidenza
  3. In questo contesto il ruolo del volontariato è importante, anche e soprattutto nelle fasi di emergenza, ma non può e deve sostituire l’intervento pubblico, quanto svolgere un ruolo complementare ad esso

 

Sergio Pasquinelli -Irs – Welforum

  1. Se anche la strage fosse stata inevitabile, è chiaro che la gestione dell’emergenza avrebbe potuto essere migliore
  2. Il cambiamento in corso nelle caratteristiche dei ricoverati avviene in disallineamento con le caratteristiche delle strutture, che per profili professionali (ruolo preponderante degli Oss) e meccanismi di finanziamento non sono attrezzate a fornire servizi sanitati adeguati
  3. L’esigenza crescente di cure sanitarie LTC richiede uno sforzo finanziario supplementare: si può guardare all’esempio francese delle mutue integrative private, che forniscono una assicurazione LTC con una contribuzione annuale limitata
  4. La tendenza è verso la grande dimensione delle strutture per sfruttare le economie di scala, mentre gli effetti della pandemia hanno messo in evidenza quanto invece strutture più piccole e forme abitative più leggere risultano fondamentali; sarebbe utile un investimento pubblico in questa direzione
  5. Serve una maggiore apertura al territorio da parte delle Rsa, che potrebbero servire maggiormente servizi di assistenza domiciliare o prestazioni territoriali. Questa linea è tuttavia limitata dalla scarsa remuneratività di questi servizi. Anche su questo aspetto servirebbe un investimento di risorse pubbliche

 

Emmanuele Pavolini – Università di Macerata

  1. La ricerca mostra che il ritardo della risposta istituzionale è determinata anche dall’invisibilità delle Rsa nelle politiche pubbliche. Il tema non è nell’agenda pubblica ed è paradossale che sia ancora così dopo quanto avvenuto. In generale manca attenzione al tema della non autosufficienza nella popolazione anziana
  2. I dati attualmente disponibili sono inadeguati e mancano dati sull’impatto del covid-19 sugli anziani a domicilio per comprendere bene cosa sia accaduto nelle Rsa.
  3. Lo scarso sviluppo della residenzialità in Italia costituisce un grave ritardo delle nostre politiche, che dovrà essere superato attraverso una politica di investimenti massicci. L’emergenza lo ha segnalato, anche se i dati già indicavano l’arretratezza di questo settore di policy, che è oggi fondamentale per offrire servizi adeguati alle persone in stato di grave non autosufficienza.